La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che Donald Trump gode di un certo grado di immunità per le azioni intraprese durante la sua presidenza. Viene fatta una chiara distinzione tra tre tipi di azioni.
Trump gode di “assoluta immunità” per le azioni commesse mentre era presidente. Si tratta di azioni che rientrano esclusivamente nei suoi poteri costituzionali. Questo potere include, tra le altre cose, il diritto di perdonare una persona o il diritto di formare il proprio governo. Secondo la corte, questa immunità è necessaria per evitare che il presidente si preoccupi inutilmente del potenziale danno che la decisione potrebbe causare.
Le azioni intraprese dal Presidente durante le occasioni ufficiali costituiscono almeno la “presunzione di immunità”. La corte ha anche aggiunto tentativi di fare pressione sul suo vice, Mike Pence, affinché non certificasse i risultati delle elezioni del 2020 al Congresso.
Poi, il tribunale è chiaro anche sugli atti o sugli atti non ufficiali. In questo caso il presidente, compreso Donald Trump, non gode dell’immunità.
La Corte ora rinvia il caso al tribunale di Washington, che deve determinare se Trump ha agito formalmente come presidente o ha commesso atti non ufficiali durante l’assalto al Campidoglio e la manifestazione che lo ha preceduto. La probabilità che la Corte prenda una decisione in merito prima delle elezioni presidenziali previste per il 5 novembre è scarsa.
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