Brando Benifei, già parlamentare europeo per la VIII Legislatura, ha deciso di ricandidarsi al parlamento europeo per le prossime elezioni europee che si terranno il 26 maggio. Ricandidato dal Pd, è primo fra i deputati uscenti di genere maschile nella Circoscrizione Nord-Ovest ed è il più giovane fra i 37 uomini indicati nelle liste del partito in tutta Italia.
Qual è il valore della partecipazione attiva dei giovani?
“La questione centrale è che ormai tutte le forze politiche, ma più ingenerale le istituzioni, non si interessano più dei giovani se i giovani non partecipano. Se le persone partecipano, le istituzioni tengono conto delle loro istanze con più vigore. Abbiamo comunque bisogno che la politica si occupi più di loro e io ho cercato di farlo. Però, sono onesto, ritengo che la politica possa occuparsi più dei giovani, se i giovani partecipano. Contare significa votare. Oltre a questo c’è anche il tema della mobilitazione. Abbiamo visto come è stata importante la mobilitazione dei giovani per le tematiche riguardo al cambiamento climatico”.
Quali sono le istanze più sentite dai giovani in questo momento?
“Ovviamente il lavoro della formazione e in generale la possibilità di avere un’autonomia dalla famiglia. L’Unione europea in questi anni ha lavorato su questi temi. Penso per esempio a garanzia giovani per l’inserimento lavorativo. Abbiamo avviato anche programmi per sostenere l’autonomia imprenditoriale. Non c’è dubbio che si debba fare molto di più: sono state fatte iniziative importanti ma con poche risorse e ‘timide’. Bisogna continuare su questa strada, provando a dare ai giovani le basi per costruirsi un’autonomia propria. Serve più coraggio nell’attuale Unione. Io e altri ci siamo battuti per un’indennità di disoccupazione europea che a oggi ha incontrato qualche resistenza”.
Come i giovani invece possono sostenere l’Europa?
“Bisogna secondo me mobilitarsi per conoscere le istituzioni europee per poi proporne una radicale trasformazione. Io penso che i giovani debbano schierarsi non con i nazionalismi, che vogliono distruggere l’Europa, ma con un Europa che abbia la forza di incidere anche su molte questioni globali. Tutto questo richiede un salto di qualità. L’Europa non è ancora pronta per fare questo salto, ma la soluzione non è distruggere quello che c’è ma completarlo.”
Quali sono le battaglie che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi anni?
“Preservare il proprio modello politico sociale unico al mondo, che tiene insieme libertà e protezione sociale. Un modello indebolito in questi decenni, a volte anche da politiche sbagliate, ma che è unico. Unisce libertà politica, che mi permette di dire questo, ma anche libertà materiale che rende impossibile morire per strada di asma come accade negli Stati Uniti d’America”.
Qual è il ruolo che avrà la tecnologia nello sviluppo dell’Europa? E ci saranno dei rischi?
“I maggiori rischi ci sono se l’Unione si fa prevaricare del tutto da Cina, Stati Uniti e Russa. Non possiamo perdere le moderne sfide tecnologiche. Credo che sia importante essere primi nella sfida tecnologie per poter dare a esse un volto coerente con i nostri valori“.