Massimo Giletti in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ ha parlato della scorta che il Viminale gli ha assegnato dopo le affermazioni del boss Filippo Graviano. “Profonda tristezza. Senso di solitudine. Se il Viminale mi assegna la scorta vuol dire che nel mio programma abbiamo toccato qualcosa di grave e molto pericoloso. Ma essere un unicum ti espone. Diventi obiettivo. È quello che faccio più fatica ad accettare”.
Le parole di Giletti
“Mi hanno lasciato solo, ecco perché è finita così. Se fossimo stati in tanti a affrontare con forza questi argomenti, non sarei diventato un obiettivo. Pago il fatto di essere stato solo. Però mi ha fatto piacere che Urbano Cairo mi abbia chiamato e mi abbia detto: ‘Io sono sempre con lei'”, ha concluso.
M5S
“Chi fa il mio lavoro mette in conto che ci possano essere delle situazioni pericolose. In quelle frasi c’è un passaggio pesantissimo perché Graviano dice il ministro fa il suo lavoro e ad oggi non ho visto una presa di distanza netta di Bonafede: se io fossi ministro della Giustizia e un boss mafioso dicesse di me una cosa del genere, dopo due minuti direi prenderei le distanze. Ho ricevuto solidarietà da molte parti della politica, tranne una: non ho visto una presa di posizione pubblica del Movimento 5 Stelle. La Raggi lo ha fatto e ho molto apprezzato, avrei voluto lo facesse anche il Movimento 5 Stelle, i suoi vertici. Un silenzio che pesa. Hanno fatto quadrato intorno a un ministro, importante, molto vicino al premier Conte”.