La revenge porn si può tradurre come vendetta. La proposta, presentata da Federica Zanella di Forza Italia, ha permesso di introdurre la legge in merito alle norme per la prevenzione e la repressione del fenomeno. L’emendamento ha trasformato la diffusione del materiale intimo, senza autorizzazione, in un vero e proprio reato.
Revenge porn, il precedente
L’esame sul testo è stato bocciato lo scorso 28 marzo con 232 voti contrari e 218 favorevoli. Quasi nello stesso momento il Movimento 5 Stelle ha presentato la propria proposta di legge in materia. La seduta è stata sospesa dopo che le deputate di Forza Italia hanno occupato i banchi del Governo. Successivamente la stessa cosa è stata fatta da Fratelli d’Italia, Partito Democratico e Liberi e Uguali.
Cosa cambia
Alla ripresa dei lavori oggi è stato presentato un nuovo emendamento della commissione, condiviso da tutte le forze politiche, da parte della relatrice del provvedimento Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle. La votazione all’unanimità ha permesso di ottenere 461 voti. Secondo quanto scritto sul testo proposto in commissione «chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali e contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso, è punito con la reclusione da uno a sei anni. In tal caso, inoltre, è prevista una multa da 5.000 a 15.000 euro».
La pena inoltre aumenta se i fatti sono commessi dal coniuge, che sia separato o divorziato, oppure da persona «che è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici».