E’ stato fermato un sospetto che potrebbe essere legato alla strage di mormoni in Messico avvenuta il 5 novembre. I media messicani hanno riportato la notizia, riferita loro da un esponente della famiglia massacrata, Julian LeBaron. Il quale ha riferito di essere stato informatop dell’arresto dal Ministro della Sicurezza messicano, Alfonso Durazo.
Le fonti dell’Agenzia Ministeriale per le inchieste criminali ha fatto sapere che l’uomo fermato aveva con sé due ostaggi, che erano legati e imbavagliati. Inoltre, gli agenti lo hanno trovato in possesso di fucili e armi di grosso calibro. Con sé aveva anche molte munizioni. L’arresto sarebbe avvenuto sulle colline di Agua Priestes, nello stato di Sonora.
La strage di mormoni in Messico
La strage di mormoni in Messico è avvenuta sul confine con gli Usa, quando intorno a mezzogiorno un convoglio di auto su cui viaggiavano tre donne e 14 bambini è stato attaccato da un gruppo armato. Il gruppo apparteneva alle famiglie LeBaron e da Galeana, e sui motivi che hanno portato al massacro ancora non si hanno dati certi. Le persone rimaste uccise sono in tutto 9, di cui tre sono le donne uccise davanti agli occhi dei loro sei figli, i bambini che sono sopravvissuti. Per loro si tratta di un trauma indelebile. Uno dei bambini ha raccontato che una delle donne aveva implorato di non sparare, e subito dopo è stata crivellata di pallottole.
Le ipotesi
Secondo il Ministro Durazo le auto potrebbero essere state scambiate per quelle appartenenti a uno dei gruppi criminali in lotta per la supremazia nella regione. La regione infatti è contesa tra i gruppi di narcotrafficanti La Linea, del cartello di Juarez, e Los Chapos, di quello di Sinaloa. Tuttavia, c’è anche l’ipotesi che non si tratti di un errore, ma di un attacco mirato contro la comunità di mormoni. Infatti non sarebbe la prima volta che la famiglia LeBaron viene presa di mira, poiché è impegnata nella lotta alla criminalità organizzata. La presenza dei mormoni in Messico risale alla fine del XIX secolo, soprattutto negli stati di Chihuahua e Sonora, a circa 300 chilometri dal confine con gli Stati Uniti.
La solidarietà degli Statio Uniti
Gli Usa hanno dichiarato di essere pronti ad aiutare il Messico nella guerra contro “i mostri” della droga, come assicura Donald Trump in un tweet. “Se il Messico ha bisogno o ci chiede aiuto per liberarsi di questi mostri, gli Stati Uniti sono pronti e in grado di essere coinvolti e di fare il lavoro in modo rapido ed efficace. Il nuovo grande presidente del Messico ne ha fatto una questione prioritaria, ma i cartelli sono diventati così grandi e potenti che qualche volta c’è bisogno di un esercito per sconfiggere un esercito!”, ha scritto.