E’ di 11 morti il bilancio delle vittime delle proteste in Cile, scatenatesi la scorsa settimaana a causa dell’aumento del prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici. Le proteste hanno visto uinfatti un’escalation di violenze, negli ultimi giorni, in particolare a Santiago. Qui, tra il 19 e il 20 ottobre è stato imposto il coprifuoco, e annunciato lo stato di emergenza. E’ la pima volta che accade, dopo la fine della dittatura di Pinochet nel 1990.
Nonostante la presenza di militari e polizia nelle strade, e i 1500 circa arresti, le proteste sono andate a avanti, con saccheggi nei negozi della città. Non solo a Santiago, dove le manifestazione sono continuate anche oltre il coprifuoco, ma anche in grandi città come Valparaíso, Coquimbo e Biobío.
Le proteste in Cile
Il pretesto per l’inizio delle proteste è stato l’aumento dei biglietti dei mezzi pubblici, saliti fino al costo di 831 pesos cileni. Tuttavia, solo venerdì 18 le proteste erano diventate particolarente violente. A dare il via agli scontri sono stati per lo più studenti universitari, che hanno devastato molte stazioni della metropolitana a Santiago, incendiando e ribaltando automobili. Già venerdì sera il Presidente cileno Sebastian Piñera aveva dichiarato lo stato di emergenza. In questo modo, ha concesso poteri straordinari alla polizia e all’esercito. Incaricato di gestire le operazioni è stato il generale Javier Iturriaga, ma per questa decisione Piñera è stato ampiamente criticato.