“My Mother Sold Me”, cioè “Mia madre mi ha venduto”, ma il governo della Cambogia ha dichiarato che quel drammatico documentario sulla tratta di esseri umani verso la Cina era una fake news ed ha incarcerato il suo autore, in realtà solo traduttore dei testi. Rath Rott Mony è stato condannato a due anni di prigione ed al pagamento di un’ammenda di 17.500 dollari in favore di due delle madri chiamate in causa nell’inchiesta televisiva.
Documentario sulla tratta degli schiavi: la censura del governo
Il gruppo di Human Rigts Watch ha intanto accusato il governo cambogiano di voler insabbiare un fenomeno che è a tutto tondo effetto della dilagante povertà del paese, sotto scacco di governi arretrati e corrotti da sempre. Il documentario era diventato virale subito dopo il suo caricamento su You Tube ad ottobre 2018. Dopo quel successo mediato e a traino dello stesso era però partita la meticolosa indagine dei servizi interni cambogiani. Fonti non governative parlano di un abboccamento avuto con una madre ed una figlia presenti nel docufilm, precedente alla loro chiamata in aula. Le donne hanno dichiarato di aver mentito dietro pagamento e quelle rivelazioni avevano messo in moto la macchina di censura del governo.
L’arresto
Gli agenti avevano rintracciato Rath Rott Mony in Thailandia, grazie anche al suo essere stato già schedato per le sue attività sindacali nel settore dell’edilizia. Stava cercando di raggiungere l’Olanda dopo che qualcuno gli aveva rivelato che aveva il fiato della polizia sul collo. Troppo tardi, era stato raggiunto ed ammanettato e oggi è stato condannato. Keo Malai, la madre apparsa nel film, ha rivelato all’agenzia Reuters di essere stata truffata dall’autore: “Non ho mai venduto mia figlia – ha detto – e quell’uomo mi ha detto di dichiarare il falso allettandomi con la promessa di soldi”. Soldi che intanto la donna ha preso.