È considerato una sorta di “Pippò Calò” di seconda generazione: Vito Roberto Palazzolo, manager indicato dall’Antimafia come custode del tesoro della mafia corleonese e già a suo tempo in tacca di mira di Giovanni Falcone, si è visto sequestrare uno degli innumerevoli conti correnti sparsi per il mondo. A dare il placet la Corte Reale di Thailandia, che ha dato la stura ad una operazione internazionale con rogatoria condotta dai reparti speciali della Guardia di Finanza.
Il dato è importante, visto che il patrimonio di Palazzolo sarebbe custode in polposa ipotesi investigativa è sparso nei circuiti finanziari di mezzo pianeta ed ha un epicentro preciso in Sud Africa, paese che non riconoscendo l’associazione a delinquere di stampo mafioso non ha mai dato disco verde né a procedura estradanti né a indagini italiane sul caso. Palazzolo venne arrestato a Bangkok nel 2012.
Il tesoro della mafia
Da lì il Gico della Guardia di Finanza aveva avviato nuove indagini coordinate dai sostituti procuratori Roberto Tartaglia, Dario Scaletta e dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca del pool antimafia Palermitano (fonte Repubblica). Frequentatore dei salotti giusti e considerato un po’ il “manager dei due mondi” per questa sua vocazione di globe trotter con segreti finanziari nel taschino, Palazzolo era stato segnalato dall’Interpol anche ad Hong Kong assieme a sua moglie, un’ereditiera israeliana.
Recentemente Palazzolo, che si trova in una località protetta del Nord Italia, aveva anche provato a “convincere” la magistratura di essere stato solo uno strumento inconsapevole o comunque di basso cabotaggio in mani ad interessi occulti che conducevano ai Corleonesi. A smentirlo un pool di investigatori dell’Fbi, che aveva “ricordato” al manager il suo ruolo apicale nel riciclaggio dei soldi per la famosa “Pizza Connection” dei Badalamenti a New York e Boston.