
Dopo il Venezuela, anche il Messico scende in piazza contro il governo. Decine di migliaia di persone hanno manifestato ieri a Città del Messico e in altri centri del paese contro al linea di governo del presidente Andrès Manuel Lopez Obrador.
Le proteste in Messico
Nella capitale, in particolare, un grosso serpentone di folla ha raggiunto l’Angelo dell’Indipendenza presso il Monumento alla Revolucion al grido di “Fuera AMLO!” Le doleances del popolo messicano sono tante e basiche, e tutte partono dall’assunto che la sua governance abbia riportato il paese indietro di decenni: il presidente è un mezzo tiranno autoritario, non contrasta i femminicidi, gli infanticidi, il degrado sociale, la droga (in particolar modo una organica politica di contrasto ai potentissimi cartelli, che continuano ad infiltrarsi nelle strutture di governo per assicurarsi un clima di quiescenza per i loro traffici).
Le motivazioni
Il capo del governo non sarebbe poi credibile in quanto a promesse sulle grandi infrastrutture: Obrador ha cancellato i lavori per il nuovo aeroporto a Texcoco, ha tagliato i finanziamenti ai centri per l’infanzia, quelli di accoglienza per le donne vittime di violenza domestica. L’impressione è che le proteste di queste ore abbiano individuato proprio nella scarsa attenzione per i grandi temi sociali il tallone di Achille di Obrador.
Anche nepotismo e corruzione fanno parte del pacchetto che sta portando il popolo messicano in piazza, un nepotismo che troverebbe conferma nella volontà di tirar su generazioni compiacenti, supine e impreparate, come dimostrerebbe l’annullamento della riforma della scuola voluta dal predecessore di Obrador, Nieto, nel 2017.