In Libia oggi è guerra aperta, inutile nasconderlo. Ieri, lunedì 8 aprile, un aereo sconosciuto ha bombardato l’aeroporto di Tripoli. E il bombardamento è stato a tutti gli effetti frutto di una strategia ben precisa: creare confusione e dimostrare la propria forza. Intanto, Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, è tornato a chiedere la fine immediata di ogni operazioni. Parole al vento, o meglio ai carri armati. Sì, perché le forse del generale Khalifa Haftar continuano ad avanzare.
Guerra civile in Libia oggi
Guterres ha esortato a una de-escalation per “prevenire una guerra totale“. Eppure, sia le forze di Haftar che quelle del consiglio presidenziale di Tripoli sembrano sordi, mentre si contano i primi morti da una parte e dall’altra e miglia di sfollati hanno abbandonato le zone calde.
Antonio Guterres, che settimana scorsa aveva incontrato Serraj e poi Haftar, ha dichiarato che “non esiste una soluzione militare al conflitto”. Infine ha rivolto un appello: “Tutte le parti si impegnino a un dialogo immediato per raggiungere una soluzione politica”.
Il Premier italiano Giuseppe Conte, intanto, ha conferito telefonicamente anche lui con il presidente del Consiglio presidenziale libico Fayez Serraj. A quanto apprende l’Adnkronos, Conte e Serraj hanno discusso della situazione nel Paese. Il premier ha ribadito il no alla guerra.