Un braccialetto con la scritta “Fuck Isis”, una carriera da criptologa a servizio dell’intelligence e dei Navy Seals e un funerale nel cimitero di Arlington, il cimitero degli eroi, che ha commosso l’America intera. Gli Usa piangono la 35enne Shannon Kent, Sottufficiale capo della Marina, uno dei quattro americano uccisi in un attacco suicida degli integralisti del Califfato Nero lo scorso 16 gennaio.
“Il giorno più micidiale”
Quel giorno è stato definito da un commilitone della Kent “Il giorno più micidiale da quando abbiamo messo piede nel Paese nel 2015”. Più di mille persone si sono radunate nella cappella di Annapolis, presso l’Accademia Navale degli Stati Uniti, per avviare la celebrazioni per l’estremo saluto alla soldatessa. Kent era un esperto operatore di criptologia a servizio delle squadre impegnate in operazioni speciali in Siria, per lo più team Seal o squadre di demolizione della Delta Force. Da un punto di vista strettamente militare la sua uccisione è da considerarsi un “successo”, un colpo fierissimo inferto alla punta più avanzata dell’apparato di intelligence Usa, quella che opera fianco a fianco con gli esperti del “behind enemy lines”.
“Era ancora di più”
La donna era originaria di New York, esperta di lingue e specializzata in raccolta informazioni. I suoi files-dossier erano la “mappa operativa”, la guida assoluta per gli operatori delle forze speciali, che agli elementi raccolti dalla Kent affidavano l’esito delle loro missioni e, giocoforza, le loro stesse vite. Una sola informazione sbagliata o mal interpretata e uno sniper nemico aveva la sua tacca sul calcio o una cellula trovava il tempo per sfuggire al contatto e fare vittime in futuro. Ma Kent era ancora di più, dicono i media Usa: era una donna, una madre, una moglie ed una sopravvissuta al cancro, una lottatrice di razza assoluta insomma.