Il nuovo Patto per la salute, varato il 18 dicembre con valenza su tre anni, vede diverse novità che mirano a porre rimedio alla mancanza di personale medico.
Il patto per la salute
In particolare i medici potranno rimanere in servizio fino a 70 anni, su base volontaria. Parallelamente, però, sono previsti contratti a tempo determinato anche per i laureti in medicina al terzo anno di specializzazione. E poi, potenziamento delle farmacie dei servizi e dell’assistenza domiciliare a chi è affetto da malattie croniche.
Tutti provvedimenti per i quali sono stati stanziati 3,5 miliardi di euro totali per il biennio 2020-2021, suddivisi tra le Regioni. “Penso che questa sia la scelta giusta: grande unità e grande coesione tra lo Stato, il Governo e le Regioni”, ha commentato il Ministro della Salute Roberto Speranza, che ha annunciato però un “obiettivo molto più ambizioso da qui alla fine della legislatura”, cioè altri 10 miliardi di investimenti nella sanità.
L’accordo con le Regioni
Come spiega però Il Messaggero, non sono mancati momenti di tensione, soprattutto per quanto riguarda la questione dell’età pensionabile dei medici e i contratti per gli specializzandi. Oltre alle tensioni con le Regioni, pare che la frenata di un funzionario del Mef abbia fatto alterare Speranza, il quale, sbattendo un pugno sul tavolo avrebbe detto “Il ministro della Salute sono io, spettano a me queste decisioni”. Sale anche il margine di budget entro cui le Regioni che dimostrano di avere carenza di personale potranno stare per assumere. I limiti, che fino ad ora erano molto rigidi salgono nel triennio 2020-2022 fino fino al 15%.
E i provvedimenti, pare, hanno avuto commenti positivi sia dalle Regioni governate dal centrodestra sia da quelle del centrosinistra. Esempio lampante ne sono i commenti del governatore del Veneto Luca Zaia, che ha rivendicato “molto Veneto” in “questo documento”, e quelli del governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, secondo cui in questo modo si apre “una nuova stagione di giustizia sociale”.