“Risvegli” di Ungaretti è l’oggetto della prima analisi del testo proposta dal Miur per la prima prova della maturità 2019. Il testo fa parte della raccolta “Il porto sepolto”, uscita nel 1919 ed è poi confluito nella raccolta “Allegria di naufragi”.
“Risvegli”, il testo di Ungaretti uscito alla maturità 2019
Ogni mio momento
io l’ho vissuto
un’altra volta
in un’epoca fonda
fuori di me
Sono lontano colla mia memoria
dietro a quelle vite perse
Mi desto in un bagno
di care cose consuete
sorpreso
e raddolcito
Rincorro le nuvole
che si sciolgono dolcemente
cogli occhi attenti
e mi rammento
di qualche amico
morto
Ma Dio cos’è?
E la creatura
atterrita
sbarra gli occhi
e accoglie
gocciole di stelle
e la pianura muta
E si sente
riavere.
Questo è il testo che i maturandi si sono trovati davanti dopo l’apertura delle buste telematiche proposte dal Ministero. Un testo in cui si parla dell’esistenza di Dio, un nodo fondamentale della vita umana, secondo Ungaretti.
L’analisi del testo di “Risvegli”
L’esperienza della Prima Guerra Mondiale, per Ungaretti è fondamentale, come mostra l’intestazione del testo, che riporta a Mariano, in Friuli, il 29 giugno 1916. Il poeta fa esperienza della vita nelle trincee in prima persona, trovandosi a comabattere sul Carso, dove scrisse molte delle sue liriche che esprimono, nella metrica e nello stile tutta la durezza e la sofferenza della sua condizione di soldato.
Proprio l‘ermetismo, di cui Ungaretti è uno dei massimi esponenti, si presta ad esprimere i temi fondamentali della sua poetica, ricorrenti in “Allegria di naufragi”. Grazie alla rottura con la metrica tradizionale, Ungaretti trova infatti il modo per esprimere concetti che faticano a rimanere all’interno degli schemi metrici imposti alla poesia. E la densità di significato dato ad ogni termine, scelto con cura, è simbolo proprio di quella “densità” scarna della guerra, che però scava nel profondo dell’animo umano una ferita che non si rimarginerà più.
Come in questo caso, in cui, se anche la guerra non è nominata direttamente, ad essa si allude con i versi riguardanti “quelle vite perse” e “qualche amico morto”. In particolare, l’accostamento del termine “morto” che si trova, senza punteggiatura, come unica parola del verso subito prima della domanda che riguarda Dio costituisce nel pensiero un’immediata connessione che fa intendere un rapporto con l’eterno. Un tema, questo, che diventerà centrale nelle raccolte successive dell’autore, soprattutto ne “Il dolore” del 1947.