Siamo nella Maremma toscana, ai piedi di Poggetti Vecchi a nord di Grosseto. Qui, fra i monti di Vetulonia da una parte e il colle di Roselle dall’altra, oltre 170.000 anni fa era attivo un ambiente termale. Ed era frequentato sia da elefanti che da Neanderthaliani, che lì trovarono un’oasi per rifugiarsi nel momento in cui la morsa della penultima era glaciale cominciava a farsi sentire.
Una scoperta straordinaria, che, come anticipa l’AdnKronos, verrà annunciata sul nuovo numero della rivista “Archeologia Viva”. Autrici della ricostruzione scientifica sono Biancamaria Aranguren, ex funzionaria della Soprintendenza Archeologica per le province di Siena e Grosseto, Silvia Florindi e Anna Revedin, entrambe archeologhe dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze.
Una sito straordinario
L’eccezionalità della scoperta risiede anche nel fatto che Poggetti Vecchi è uno dei pochi siti archeo-paleontologici in Europa che documentano il passaggio dal Pleistocene medio al Pleistocene recente.
La ricostruzione dell’ambiente naturale
Tutto ha inizio quando nel 2012 viene casualmente scoperto il sito, e sono cominciati gli scavi. Lo studio dei resti di piante e animali ritrovati ha permesso di ricostruire la morfologia dell’ambiente naturale. Circa 170.000 anni fa c’erano ampie radure erbose interrotte da acquitrini di acqua dolce, che si estendevano fino alle pendici delle colline circostanti, coperte da boschi a prevalenza di querce e frassini.
I ritrovamenti
Le tracce umane
Biancamaria Aranguren, Silvia Florindi e Anna Revedin, spiegano che una parte della straordinarietà della scoperta risiede nell’aver ritrovato anche manufatti in legno, oltre a quelli in pietra. L’aspetto di questi ultimi è piuttosto arcaico, e grazie allo studio del contesto e alle datazioni si è giunti alla certezza che i primi frequentatori delle terme di Poggetti Vecchi fossero dei Neanderthaliani antichi. “Già da questi primi risultati è chiaro che siamo in presenza di un rinvenimento straordinario: sono pochi i siti archeo-paleontologici in Europa che documentano il passaggio dal Pleistocene medio al Pleistocene recente. Poggetti Vecchi offre un’opportunità eccezionale per studiare il comportamento dei primi Neanderthal in questo specifico contesto climatico e ambientale. Di sicuro le calde sorgenti termali attrassero in questa piccola valle rigogliosa uomini e animali in cerca di cibo e di un riparo dai primi freddi della glaciazione in arrivo”. Così spiegano l’importanza dei ritrovamenti.
La fine degli elefanti
Ma per gli elefanti, sensibili al freddo più di altre specie, questo ambiente si trasformò “in una trappola e forse le risorse presto si esaurirono (non dobbiamo dimenticare che erano animali enormi, alti quattro metri al garrese, e che dunque necessitavano di quantità enormi di cibo)“. Divennero così un bottino abbondante per l’intero gruppo di Neanderthal che controllava la valle.
Una “fonte inaspettata di nuove conoscenze”
“E anche per noi si è rivelata una fonte inaspettata di nuove conoscenze, a partire dalla scoperta che già i primi Neanderthaliani erano in grado di controllare il fuoco, utilizzandolo come strumento di lavorazione: uno degli elementi per capire l’avanzare della ‘modernità’ nei comportamenti e nelle capacità di questi antichissimi maremmani”, concludono Biancamaria Aranguren, Silvia Florindi e Anna Revedin.