A quasi cinque anni di distanza siamo ormai vicini a una conclusione, almeno a livello giudiziario del caso relativo all’omicidio di Marco Vannini, che ha perso la vita mentre si trovava a casa della fidanzata Martina Ciontoli. Il caso ha provocato un vero e proprio sdegno da parte di molti per le condanne decisamente lievi inflitte alla famiglia.
In primo grado a salire sul banco degli imputati c’era anche la fidanzata del figlio di Antonio Ciontoli, Viola Giorgini. I giudici del primo grado, dopo aver ascoltato i testimoni, esaminato le prove, avevano deciso di condannare il capofamiglia, responsabile dell’esplosione del colpo d’arma da fuoco risultato fatale per il 20enne, a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale. Il resto della famiglia era stato condannato a 3 anni per omicidio colposo. Assolta, invece, Viola Giorgini. Sentenza, quella nei confronti del capofamiglia modificata in secondo grado. Derubricato il reato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo con colpa cosciente per Ciontoli senior, condannato a soli 5 anni.
Marina e Valerio, i genitori del ragazzo, che se nè andato a soli 20 anni, hanno continuato a chiedere giustizia nella speranza di poter conoscere cosa sia davvero accaduto in quella casa, ma ora tutto è appeso alla decisione della Suprema Corte.
Conto alla rovescia per la sentenza
Al vaglio dei magistrati della Cassazione le diverse ipotesi esposte nei ricorsi: da un lato il sostituto procuratore generale della Capitale Vincenzo Saveriano chiede di annullare la sentenza d’appello, ritenendo corretta la sussistenza del reato di omicidio volontario. La tesi è appoggiata anche dalle parti civili ma, in caso di avvallo da parte della Suprema Corte, ci sarebbe la possibilità di ripetere il processo e quindi di poter andare incontro a condanne più pesanti.
La difesa invece chiede una riduzione della pena per Ciontoli sr. per assenza dell’aggravante della «colpa cosciente», mentre per i familiari Martina Ciontoli, il fratello Federico e la madre Maria Pezzillo condannati a tre anni per omicidio colposo l’assoluzione piena.
Non potendo però entrare nel merito di quanto deciso in appello, il rischio concreto è che tutto possa chiudersi qui.