Solo pochi giorni fa la senatrice a vita Liliana Segre si è vista assegnare due carabinieri come scorta. “Forse è troppo”, avrebbe detto però umilmente la Segre, che nei giorni passati ha dovuto fare i conti con circa 200 insulti razziali a lei diretti al giorno. La senatrice, inoltre, avrebbe confidato a chi le sta accanto la tentazione di voler abbandonare la guida della neonata commissione contro l’antisemitismo, il razzismo, l’odio e la violenza.
Tuttavia, come riporta La Repubblica, i familiari e il suo assistente starebbero cercando di persuaderla che non si può fare a meno del valore simbolico della sua presenza. In pratica, ritengono, questo passo indietro significherebbe darla vita proprio agli haters.
Commissione anti-odio, Segre pensa di lasciarla
Il clima intorno alla senatrice comunque resta teso. L’odio dopo l’istituzione della commissione, paradossalmente, è andato ad amplificarsi, soprattutto per la risonanza mediatica che c’è stata intorno alla vicenda. E la senatrice scampata all’Olocausto dopo essere stata deportata al lager di Auschwitz è, sempre stando a quanto riporta Repubblica, stanca di questa situazione. In sua difesa è intervenuto anche Sergio Mattarella.
Il Capo dello Stato ha chiesto di “avere senso di responsabilità contro la chiusura egoistica e l’indifferenza. I bambini chiedono solidarietà contro intolleranza, l’odio e la contrapposizione. Se qualcuno arriva a dire a una bambina sull’autobus non ti puoi sedere accanto a me, perchè hai la pelle di colore differente, o se è necessario per una persona anziana, che non ha mai fatto del male a nessuno, ma il male lo ha subito da bambina in forma crudele, come Liliana Segre, di avere una scorta, significa che gli interrogativi dei bambini, che chiedono solidarietà contro intolleranza e odio, non sono astratti nè retorici, ma sono concreti”.