Per Aljica Hrustic, il papà del bimbo ucciso a Milano a maggio, si configura il reato di tortura, e sarebbe il primo caso in Italia. L’uomo aveva ucciso il suo bambino perché non sopportava di sentirlo piangere e perché non voleva cambiargli il pannolino. Il reato di tortura, introdotto nel 2017, è di solito contestato in altri ambiti, come per esempio nelle carceri. Questa è la prima volta che viene contestato in ambito domestico. Hrustic è accusato di avere torturato il bambino nei mesi antecedenti la sua uccisione.
Bimbo ucciso a Milano, papà accusato di tortura
La morte del bimbo, il piccolo Mehmed, risale allo scorso maggio. Hrustic era stato immediatamente arrestato e aveva confessato dicendo di avere agito “in un momento di rabbia”. Dopo aver fatto consumo di un’ingente dose di hashish, avrebbe sentito il bimbo piangere e lo ha picchiato “fino a ucciderlo“.
Ma oltre all’accusa di omicidio volontario aggravato, il Pm Giovanna Cavalleri contesta anche il reato di tortura. Ci sarebbero stati, infatti, innumerevoli “gesti di violenza connotati da crudeltà gratuita“. Hrustic avrebbe provocato “acute sofferenze fisiche” al bimbo “sottoposto alla sua custodia, potestà e cura”. Tra gli episodi si contano “pugni e calci in testa, la lacerazione del labbro superiore, morsi sulle braccia e sulla schiena, e ustioni con fiamma viva sotto le piante dei piedi“.