La nave della Ong Open Arms, con decine di migranti a bordo, si è bloccata a poche miglia della costa della Tunisia dopo essere sfuggita al mare in tempesta. La nave, infatti, dopo aver prestato per l’ennesima volta soccorso a un barcone in difficoltà in acque libiche, è stata costretta a portarsi sotto la costa della Tunisia per sfuggire al mare grosso. È quindi entrata in acque territoriali tunisine, esattamente dove transita la rotta dei cosiddetti pescatori tunisini” di Zarzis.
Open Arms, bloccata vicino alle coste di un altro Paese
Qui l’equipaggio ha chiesto a gran voce un porto sicuro dove fare sbarcare i migranti. Quel porto però non può essere uno della Tunisia, considerato da loro non sicuro. Quindi la nave è costretta a fare avanti e indietro in quella zona del Mediterraneo, con le condizioni dei migranti a bordo che stanno peggiorando proprio in conseguenza del mare in burrasca.
Quello che fa scalpore in questa vicenda è il silenzio totale dei media italiani. Non c’è stata nessuna accusa al Governo Conte, e sicuramente questa volta non partirà nessuna inchiesta da Agrigento. Eppure la situazione dei migranti a bordo della Open Arms non è migliore della situazione della Sea Watch quando, al comando di Carola Rackete, si era fermata a poche miglia dalla costa di Lampedusa. Anzi, la situazione adesso è molto peggio. Dove sono i politici con gli slogan “restiamo umani” adesso?
L’appello della Open Arms
Intanto arriva una appello proprio dalla Open Arms: “Non è facile navigare. E se per noi, a bordo di un rimorchiatore, è difficile affrontare il temporale, immaginate che impresa debba essere per le persone che, a bordo di imbarcazioni precarie, provavano a fuggire dalla #Libia nel #Med. Non li lasciamo soli“.
Anche SOS Mediterranea ha comunicato la situazione con un post: “Senza un meccanismo di sbarco prevedibile e condiviso in vista, #OcenaViking attende ancora un luogo sicuro. In un mare agitato molti dei 104 sopravvissuti soffrono il mal di mare. I team fanno del loro meglio per spiegare la difficile situazione alle persone soccorse da quasi 7 giorni”.