Una bambina di 10 mesi è stata salvata grazie al gesto di un magistrato, dopo che i genitori avevano detto no alla trasfusione perché Testimoni di Geova. È avvenuto a Legnano. La piccola si trovava in sala operatoria dopo aver battuto la testa, secondo quanto riporta Tgcom24. Durante l’intervento si è resa necessaria una trasfusione di sangue, che è però vietata dalla religione dei genitori, membri della comunità di Geova. La coppia ha negato il permesso alla trasfusione e i medici hanno quindi deciso di chiamare prima i carabinieri e poi il giudice del Tribunale per minorenni di Milano. Quest’ultimo ha stabilito che la trasfusione poteva essere fatta e a quel punto l’operazione è proseguita con successo.
Genitori rifiutano la trasfusione: l’incidente e l’intervento
La bimba si trovava in ospedale a causa di un incidente: poche ore prima infatti era caduta e aveva battuto la testa. In un primo momento, sembrava non si fosse fatta troppo male. Dopo alcune ore però sono cominciati i primi sintomi: tosse, sudore e vomito. I genitori spaventati l’hanno portata al pronto soccorso di Gallarate. Da lì, è stata poi trasferita all’ospedale di Legnano. Le condizioni peggioravano in fretta a causa di un versamento alla testa, e i medici hanno quindi stabilito che era necessario intervenire d’urgenza. Durante l’operazione, i dottori sono usciti dalla sala operatoria per chiedere alla famiglia l’autorizzazione per una trasfusione d’urgenza. Il padre e la madre della piccola però si sono rifiutati, perché contrario alla loro religione.
Genitori dicono no alla trasfusione: la mossa del pm
I medici hanno cercato di insistere, spiegando che la situazione era grave e che la bambina non sarebbe sopravvissuta all’intervento senza una trasfusione. Ma i genitori erano irremovibili. A quel punto i dottori hanno deciso di chiamare il magistrato di Milano, l’unico che aveva il potere di sbloccare la situazione. Per legge infatti, la potestà dei genitori sulla piccola può essere sospesa dal pm in casi estremi. Ed è quello che ha fatto il giudice del Tribunale dei minori, che ha poi dato il suo benestare per la trasfusione. Una mossa che ha permesso ai medici di portare a termine l’intervento e salvare la bambina.