Decine di tonnellate di scarti tessili, fatti pagare fior di quattrini alle aziende che li conferivano con la scusa del corretto smaltimento e invece spediti “tal quali” al nord o addirittura in Sud Africa. La Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze ha stroncato un giro di affari polposo e losco facente capo, in ipotesi, a sei persone e lo ha fatto con il blitz “Prato Waste”.
Gli scarti tessili non bonificati a Prato
È stato il Gip Federico Zampaoli a valutare come proceduralmente congrue le richieste della Procura e ad emettere i provvedimenti per quel grosso traffico illecito di rifiuti, definito da Firenze Today il “flusso dei cenci”. Agli arresti sono finiti quattro italiani e due cinesi, più altri 10 indagati che risultavano per lo più intestatari di ditte individuali farlocche tramite le quali integrare l’illecito lucro chiedendo i rimborsi per lo smaltimento a norma.
Gli immensi quantitativi trattati e il gap fra il denaro sborsato per il loro smaltimento e l’assoluta inerzia in questo senso avevano generato guadagni stellari per gli indagati, questo è almeno il teorema degli inquirenti che dovrà trovare eventuale suggello dibattimentale.
Il blitz della Dda e lo smaltimento illecito
Il blitz dell’antimafia ha visto perquisizioni a tappeto in provincia di Prato, Pistoia, Bologna, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo. Secondo il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e il sostituto procuratore della Dda Leopoldo De Gregorio il sodalizio avrebbe anche alterato la documentazione su destinazioni e protocolli di gestione ambientale dei “cenci”.