Un capo camorra violento che prese il magistrato che lo interrogava a “stampellate”. Per quell’episodio Salvatore Belforte, considerato il capintesta del potente ed omonimo clan di Marcianise, nel Casertano, dovrà rispondere di “oltraggio a magistrato d’udienza e lesioni ai danni di un poliziotto”. Come riporta Cronache della Campania il presunto boss (la sua veste apicale è indicata dalla procura ma non ancora suffragata da giudicati) aveva aggredito il Sostituto Procuratore dell’Antimafia di Napoli Luigi Landolfi.
Aggressione contro il magistrato con tanto di stampella
Circa due anni fa Belforte era detenuto nel carcere di Torino e, durante un formale interrogatorio con il magistrato prese d’aceto e lo aggredì con una stampella, ferendo il poliziotto che si era frapposto fra l’arma improvvisata e la toga. Oggi Belforte, che per una serie di gravi problemi motori è costretto su una sedia a rotelle, è detenuto nel carcere di Secondigliano e il suo status è mutato radicalmente rispetto al periodo in cui aveva dato concreti segnali di ravvedimento.
Era stato inserito nel programma di protezione ma le sue verbalizzazioni si erano dimostrate non solo farlocche, ma tese anche a depistare le indagini in merito a fatti di sangue ascrivibili al suo nucleo familiare. In particolare Belforte mentì su un caso di lupara bianca, quando nel 1993 scomparve l’amante di suo fratello Domenico, la 30enne Angela Gentile, caso questo di cui Ci Siamo si era occupato tempo fa. Nessuna protezione più neanche per i suoi figli, escluso Camillo che è un collaboratore a pieno titolo e tutto tondo.