Papa Francesco torna a parlare di immigrati. Adesso l’occasione è la giornata mondiale dei poveri 2019. “Gli immigrati sono i nuovi schiavi“, ha detto il Pontefice, che poi ha aggiunto: “Come dimenticare i milioni di immigrati vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico. A loro vengono negate solidarietà e uguaglianza”.
Papa Francesco sui migranti: “Accoglienza e integrazione”
Poi il Papa Francesco ha continuato: “Si possono costruire tanti muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri con le proprie ricchezze. A danno di quanti si lasciano fuori. Non sarà così per sempre. Il ‘giorno del Signore‘, come descritto dai profeti, distruggerà le barriere create tra Paesi e sostituirà l’arroganza di pochi con la solidarietà di tanti“.
Non è difficile immaginare a chi siano rivolte le parole del Papa. Malgrado abbia parlato in generale, in molti hanno intravisto nelle sue parole un attacco alla Lega e a Matteo Salvini.
“I poveri trattati da rifiuti”
Papa Francesco ha concluso infine dicendo: “Quante volte vediamo i poveri nelle discariche a raccogliere il frutto dello scarto e del superfluo, per trovare qualcosa di cui nutrirsi o vestirsi! Diventati loro stessi parte di una discarica umana sono trattati da rifiuti, senza che alcun senso di colpa investa quanti sono complici di questo scandalo. Giudicati spesso parassiti della società, ai poveri non si perdona neppure la loro povertà. Il giudizio è sempre all’erta. Non possono permettersi di essere timidi o scoraggiati, sono percepiti come minacciosi o incapaci, solo perché poveri“.
E ancora: “Non è consentito loro di vedere la fine del tunnel della miseria. Si è giunti perfino a teorizzare e realizzare un’architettura ostile in modo da sbarazzarsi della loro presenza anche nelle strade, ultimi luoghi di accoglienza. Anche là dove dovrebbe registrarsi almeno la giustizia, spesso si infierisce su di loro con la violenza del sopruso. Sono costretti a ore infinite sotto il sole cocente per raccogliere i frutti della stagione, ma sono ricompensati con una paga irrisoria; non hanno sicurezza sul lavoro né condizioni umane che permettano di sentirsi uguali agli altri. Non esiste per loro cassa integrazione, indennità, nemmeno la possibilità di ammalarsi”.