Un martire di camorra moderno, che lottava già negli anni ’80 per i diritti dei lavoratori, per la sicurezza e per valori che furono la sua condanna, una condanna messa in atto trucemente dal clan dei Casalesi che lo uccise davanti gli occhi della figlia piccola. Oggi, a Tammaro Cirillo, i sindacati hanno deciso di tributare il giusto riconoscimento per un impegno che gli costò suo malgrado la vita e gli assicurò un posto nell’empireo degli eroi anti camorra.
Ci sono voluti quasi 40 anni, 39 per l’esattezza, a che ci si ricordasse del sacrificio di Tammaro Cirillo. Sindacalista e operaio edile, si batteva strenuamente per il riconoscimento di quelle regole che proprio la camorra, per i suoi loschi metodi di gestione di appalti e lavoro, non poteva tollerare, né loro men che mai chi si facesse propugnatore della loro applicazione. Oggi pomeriggio la Cgil gli ha dedicato una sala. Cirillo era un sindacalista d’assalto ma, nella guerra per gli appalti indiscriminati senza sicurezza e con gare pilotate la sua missione si scontrò con i fini biechi dei Casalesi. Fu ammazzato il 2 luglio del 1980, sotto gli occhi di sua figlia dopo che un commando aveva fatto irruzione a casa sua. Morì dopo una spaventosa agonia il 25, aveva 38 anni. Il sindacato degli edili di Cgil, Fillea, ha deciso di ricordare la figura di Tammaro Cirillo intitolandogli oggi pomeriggio una sala nella sede nazionale a via Morgagni.