Un faccia a faccia fra la presunta vittima e il presunto mostro. E’ quello che dietro decisione del tribunale ci sarà fra don Michele Barone, il prete esorcista accusato di aver malmenato una giovane posseduta e violentato altre adepte, e la 15enne che a suo tempo venne “posseduta dal diavolo” e sottoposta a quel rito a metà fra esorcismo e pestaggio.
Esorcismo con pestaggio
Una situazione proceduralmente delicatissima dunque, che ha visto la corte fissare una udienza specifica e nominare una psicologa che dovrà dare supporto professionale a quel momento e soprattutto alla giovane parte lesa. La decisione è stata presa dal giudice Francica nell’ambito del processo che si sta tenendo a Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano, dopo che la toga si era riservata di decidere in merito all’istanza di chiamare in causa per un vero faccia a faccia la giovane vittima. Ovviamente l’udienza sarà a porte chiuse, come disciplina la ferrea procedura in caso di coinvolgimento diretto di soggetti minori.
Secondo l’accusa la 15enne ebbe a subire vere violenze nel corso di alcuni riti esorcistici a cui avevano dato l’avallo i suoi stessi genitori, finiti sotto indagine e in aula per aver scelto la via esoterica ed abbandonato quella della medicina ufficiale per curare un disturbo della loro figlia. I testimoni chiamati a deporre in aula nel delicato processo hanno intanto sostenuto che don Barone non avrebbe mai violentato altre adepte e che le sue presunte attenzioni sessuali nei confronti delle fedeli non potevano essersi consumate, così come sostiene l’accusa, nel confessionale: don Barone infatti confessava in una stanza “aperta al pubblico”. La corte dovrà decidere anche su questa incongruenza presunta, dove il segreto della confessione e quindi il presupposto di un ambiente discreto e quanto meno adatto ai reati contestati all’imputato sarebbe uno dei punti chiave per l’individuazione della verità giudiziaria.