
Continua ad aggravarsi la situazione di Bruno Bonfà, imprenditore calabrese che continua a subire intimidazioni da parte della ‘ndrangheta. Come già raccontato da CiSiamo.info, i suoi terreni vengono danneggiati di continuo tramite l’introduzione delle cosiddette “vacche sacre” all’interno della sua azienda, sita sul territorio di Caraffa del Bianco e Samo, in provincia di Reggio Calabria. Vengono abbattute le recinzioni e tagliato il filo spinato. In questo modo gli animali entrano e rovinano il raccolto. Ora lo stesso Bonfà torna a denunciare la situazione, sottolineando che viene danneggiata anche un’area di interesse archeologico, di cui parte è nel suo terreno.
“I relativi procedimenti penali vengono proposti, nel tempo, all’archiviazione” racconta Bonfà. “Pur trattandosi di mafia, nessuna informativa riferisce che tali fenomeni e azioni sono dovute alla ‘ndrangheta”, spiega.
Le intimidazioni verso Bruno Bonfà
Bonfà porta avanti l’azienda di famiglia dopo l’assassinio del padre, morto in circostanze mai chiarite, ma riconducibili al metodo mafioso. La sua azienda agricola è leader in Italia per le culture di bergamotto e uliveti consociati. “La salvaguardia di queste ‘vacche sacre’ – continua Bonfà – è stata garantita da una riunione convocata a suo tempo (2010 ndr) dal Comandante del CFdS, in cui era presente un rappresentante di un gruppo criminale mafioso. In questa riunione è stata decisa la sospensione dell’abbattimento o della cattura di queste ‘vacche sacre’“.
Il danno per la sua azienda, denuncia Bonfà, ammonta a oltre un milione di euro. “Solo negli ultimi tempi, sono state danneggiate o distrutte almeno 1500 piante, inerenti alla colture di bergamotto e olivicole”.
La richiesta di Bruno Bonfà
Così Bruno Bonfà si appella di nuovo alle autorità perché lo aiutino nella sua difficile situazione. Ha chiesto aiuto al Presidente della Repubblica, al Ministero dell’Interno e al Procuratore Nazionale Antimafia. Adesso, tuttavia, il suo appello è rivolto anche al Ministero dei Beni Culturali, proprio in virtù del fatto che le ‘vacche sacre’ starebbero minacciando adesso anche un sito archeologico e non solo la sua proprietà.
Alle autorità competenti, Bonfà, tra le altre cose, richiede un atto di giustizia in riferimento “alla gestione dei sequestri di persona dell’epoca, all’assicurazione delle responsabilità dei carabinieri implicati a quella gestione unitamente alla mafia in tutte le relative correlazioni e implicazioni”.