
Comincia oggi davanti alla Corte di Assise del Tribunale di Trani il processo per l’incidente ferroviario del 12 luglio del 2016. Due treni delle Ferrovie Bari-Nord, gestite in concessione dalla società Ferrotramviaria, si scontrarono sul binario unico nelle campagne tra Andria e Corato. Morirono 23 persone, 50 rimasero ferite.
Lo scorso 19 dicembre il gup del Tribunale di Trani aveva rinviato a giudizio tutti i 18 imputati tra cui la società Ferrotramviaria Spa.
Le cause del disastro ferroviario
Secondo le ricostruzioni, a determinare lo scontro fu probabilmente un errore umano
nel sistema del cosiddetto blocco telefonico, cioè la comunicazione telefonica tra le due stazioni. La procura di Trani ha ritenuto il sistema obsoleto e insicuro, ma sull’incidente pesarono anche altre circostanze. Secondo l’accusa, ci furono una serie di concause e leggerezze organizzative, e la mancata applicazione da parte della società di aggiornati sistemi di sicurezza. In particolare, il segnalamento automatico Scmt (Sistema di controllo marcia treno) che consente di sopperire in tempo ad eventuali errori umani o tecnologici non era aggiornato.
L’alta velocità
Inoltre, il bilancio della tragedia fu aggravato dalla velocità che si raggiungeva in quel tratto. E dal fatto che uno dei due treni al momento dell’impatto era appena uscito da una curva. I due macchinisti si ritrovarono davanti all’improvviso l’altro convoglio e poterono fare ben poco per evitare lo scontro frontale.
I reati contestati
Diversi i reati contestati a vario titolo agli imputati: disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso. La società Ferrotramviaria, imputata come persona giuridica, dovrà rispondere dell’illecito amministrativo dipendente dai reati commessi da vertici e dirigenti. Nel procedimento nei confronti delle 17 persone fisiche sono parte civile la Regione Puglia, i Comuni di Corato, Andria e Ruvo di Puglia e le associazioni Acu e Anmil, oltre ai parenti delle vittime e ai passeggeri sopravvissuti. Ferrotramviaria e Ministero dei Trasporti invece risultano responsabili civili, cioè tenuti eventualmente a risarcire i danni.