Una lettera con cui il boss della camorra marcianisana Totonno Letizia spiega al suo figliastro Salvatore come comportarsi in attesa che finiscano le rispettive disavventure carcerarie e giudiziarie e dopo una faida che aveva portato il giovane a perde i genitori, “stesi” dal piombo rivale. Lo scritto, agghiacciante, fa parte dell’ordinanza di custodia cautelare con cui tre giorni fa il clan Letizia-Piccolo era stato decapitato da un blitz dell’Antimafia.
La lettera
In attesa che Salvatore esca dal carcere di Palermo, il padre-padrino, che invece guarda il sole a scacchi dal carcere di Parma, nel 2014 scrive al giovane rampante di mala e gli spiega come comportarsi nel clima di scissioni interne al clan e di guerra con gli storici rivali dei Belforte. Il contenuto della lettera, al di là dell’organicità al costrutto penale profilato sul caso di specie dalla Dda di Napoli, è da brividi.
Il manuale del camorrista
In esso c’è riassunto l’intero manuale base del camorrista perfetto, dal consiglio di tenere un profilo basso alla promessa che nulla sarà dimenticato. “Mio amatissimo figlio Salvatore, non devi dimenticarti nulla, né dentro, né fuori e vedi di aspettarmi che esco e che escono altri compagni e devi essere un fantasma. Voglio solo che mi devi aspettare a me, e nel frattempo fare i soldi e organizzare bene, bene, tanto quello che dobbiamo fare lo faremo piano piano, senza fare il gioco degli altri, con la mente dobbiamo ragionare se no, noi facciamo la galera e chi si prende i soldi, hai capito e per questo mi devi aspettare e avere pazienza e sangue freddo, tempo a tempo. Noi non dimentichiamo nulla e li ricambiamo il doppio. Si incomincia da chi è stato mandante ed esecutore su tuo padre e tua madre, ogni 5-6 mesi una botta. In famiglia (rivale – ndr) devono avere il lutto, devono soffrire come i cani”.