
Omicidio Stefano Leo, il killer Said Mechaquat sarebbe stato libero, secondo quanto riferisce Il Messaggero, a causa di “documenti in ritardo fra tribunali, procure e forze dell’ordine”.
Infatti, il giorno in cui Said ha tagliato la gola a Stefano, a Torino, non sarebbe dovuto essere in libertà. Ora su questa circostanza il Ministero della Giustizia vuole fare chiarezza, e sta dunque studiando la vicenda, e acquisendo informazioni.
Cosa sarebbe dovuto accadere
Pare che nel giugno 2016 Said fosse stato condannato a 1 anno e 6 mesi per maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni dell’ex compagna. Il giudice gli aveva negato la sospensione condizionale della pena, a causa di alcuni reati commessi in passato, e per il 27enne sarebbe dovuto scattare l’arresto e la reclusione in carcere. Ma le cose sono andate poi in modo diverso.
Le parole del Presidente della Corte d’Appello di Torino
“Partecipo al dolore della famiglia di Stefano Leo, anch’io ho un figlio e se mi fosse accaduta una cosa così sarei mortificato” ha detto il Presidente della Corte d’Appello di Torino Edoardo Barelli Innocenti. Innocenti ha poi spiegato:“La cancelleria ha come input quello di far eseguire le sentenze più gravi, sopra i tre anni, perché al di sotto si ha la possibilità di ottenere l’affidamento in prova. In questo caso i maltrattamenti erano aggravati perché avvenuti in presenza di un minore, nel caso del 27enne la sospensione della pena non c’era e l’ordine di carcerazione doveva essere emesso ma se negli uffici c’è carenza di personale non è solo colpa nostra”.