
E’ stato fermato nella tarda serata di domenica un 27enne cittadino italiano di origini marocchine, Said Machaouat, perché ritenuto l’autore dell’omicidio di Stefano Leo, avvenuto ai Murazzi del Po lo scorso 23 febbraio, in pieno giorno. Il giovane, poche ore dopo la marcia organizzata dagli amici e dal padre della vittima, si è presentato spontaneamente in Questura. Da lì è stato trasferito al comando dei Carabinieri che indagano sull’omicidio, dove è stato interrogato alla presenza del difensore di fiducia.
I primi riscontri
Le prove raccolte e le indagini condotte in queste settimane hanno consentito agli investigatori di trovare i primi riscontri alle dichiarazioni rese dal 27enne. In particolare l’attenzione si è focalizzata sulla presunta arma del delitto. Ora, dopo gli accertamenti sulla dinamica raccontata, i militari dell’Arma continuano le indagini per raccogliere ulteriori riscontri al delitto ai fini di chiarirne anche il movente.
La confessione
E per l’omicidio, Said Machaouat avrebbe dato una giustificazione terribile: “Volevo ammazzare un ragazzo come me, toglierli tutte le promesse che aveva, dei figli, toglierlo ai suoi amici e parenti”. “Ho scelto di uccidere questo giovane perché aveva un’aria felice e non sopportavo la sua felicità“, avrebbe detto Machaouat. Tra le motivazioni del suo gesto, sembra ci sia la depressione per la perdita della compagna: “La cosa peggiore“, avrebbe raccontato, “è sapere che il mio bimbo di quattro anni chiama papà l’amico della mia ex compagna”. Il 27enne ha detto di essersi costituito perché si sentiva “braccato dai carabinieri“. Ha detto poi di “non volevo commettere altri guai”.