Accertamento della Procura sul rogo mortale alla tendopoli calabrese di San Ferdinando. A non funzionare bene, cagionando la morte dell’immigrato senegalese Sylla Noumo, potrebbero essere state delle “ciabatte” elettriche in dotazione al sito. L’uomo sarebbe caduto tramortito da una scossa in pratica, prima di essere attaccato dalle fiamme.
L’incendio
Si ridefiniscono i contorni penali, contorni preliminari e di assoluta verifica, della tragica morte di un immigrato nella tendopoli di San Ferdinando. L’uomo era perito nel rogo di un angolo della tenda che lo ospitava, domato con solerzia dal 115 ma purtroppo non in maniera sufficiente a salvargli la vita. L’incendio era stato immediatamente circoscritto ma le fiamme avevano avuto il tempo di fare il loro orrido lavoro sul corpo dell’uomo.
Le dichiarazioni degli altri immigrati
Gli ospiti della tendopoli avevano rilasciato agli inquirenti dichiarazioni messe a verbale che avevano in un certo senso ridisegnato lo scenario del dramma: non più, o quanto meno non solo, una forma di incuria che aveva scatenato assieme a condizioni di promiscuità le fiamme, ma anche una possibile tara strutturale. Quelle testimonianze parlavano di fili scoperti e ciabatte posizionate vicino alle tende e la Procura di Palmi ha deciso di vederci chiaro, esaminando le dotazioni intere che il Ministero dell’Interno aveva fornito a San Ferdinando. Il Procuratore capo Ottavio Sferlazza ha disposto un sopralluogo, da lui stesso guidato ed ha escluso ogni possibile matrice dolosa del rogo, innescata magari da contrasti fra diverse etnie di immigrati presenti nella tendopoli.