Osho sfrattato dal Comune di Roma. Mettere un cuoricino o un like dalla postazione internet del Campidoglio è diventato pericoloso, pericoloso ed illegale. La giunta Raggi ha infatti varato il nuovo regolamento per l’utilizzo delle dotazioni informatiche al lavoro. Facebook e socialame assortito sono rigorosamente banditi.
La stretta all’utilizzo dei computer
Ogni forma di navigazione “spuria”, incluso lo screening delle cronologie di navigazione, verrà monitorata e messa all’indice dal Dipartimento di Trasformazione digitale con il quale il super dirigente Antonella Caprioli vigilerà a ché gli impiegati del Campidoglio non si sperdano in pollicioni, like, commenti diabetici e massime zen sui social. Insomma, dal Comune di Roma arriva la stretta finale all’utilizzo dei computer per fini non attinenti il mandato statutario e i fini operativi del lavoro e dei suoi strumenti di attuazione e perfezionamento.
La conservazione dei dati
Fra le novità spiccano anche quelle legate alla conservazione dei dati: niente più piattaforme cloud esterne per salvare (o magari conservare a fini irrituali) dati d’ufficio, né reti esterne per le stesse finalità. Men che mai sarà possibile – ma qui la sterzata normativa del Raggi team ribadisce, piuttosto che asseverare – visitare siti porno o “aventi scopi di profitto”.
Niente più applicazioni social
Ergo, sguinciare distrattamente la bellona slovena o azzardare una mano speed a Texas hold’ em equivarrà a firmare la propria condanna. Il tutto è incardinato, come riporta Il Messaggero, su un recente pronunciamento della Cassazione che aveva legittimato il licenziamento di un dipendente che passava troppe ore su Facebook. Telefonini e tablet pubblici saranno poi di uso comune e a disposizione di tutto il personale di ogni ordine e grado, inclusa la Sindaca, ma senza applicazioni social e con possibilità di visitare solo il sito di “Roma Capitale” o quelli istituzionali di prima cittadina ed esponenti politici. Mettere “ci piace” non è irrituale.