Avrebbe percepito dal 2006 oltre 300mila euro della pensione di sua madre, cieca per l’Inps, morta da 13 anni ma misteriosamente ancora viva ai fini dell’erogazione contributiva. Viva, vegeta e capace di firmare un documento congiunto che delegava il figlio a riscuotere la pensione della madre, secondo l’ipotesi accusatoria messa in piedi per truffa aggravata dalla Guardia di Finanza di Roma che aveva mandato una task force ad indagare in quel di Alife, nel Casertano.
Tre prestazioni previdenziali
Le prestazioni previdenziali erogate risultavano tre: una pensione, una sua gemella di reversibilità e una terza di invalidità totale per cecità, 2000 euro mensili tondi tondi. la donna, classe 1925, era perciò beneficiaria di quegli importi Inps secondo regole di legge, regole che però prevedono che il fruitore sia quanto meno in vita. Cosa che l’intestataria in questione non era: la signora era risultata infatti deceduta nel 2006.
A quel punto i finanzieri si sono recapiti presso lo sportello bancario che erogava le pensioni e hanno scoperto che: la firma delle donna da apporre in calce al carteggio non c’era; che nessuno aveva verificato, stante la cecità della donna, che la procedura avvenisse in presenza di terza persona qualificata all’accertamento di identità, che il figlio della defunta, in virtù di un conto cointestato, aveva provveduto a ritirare negli anni 326mila euro e rotti per poi dirottarli su un conto corrente in sua esclusiva disponibilità.
La denuncia per truffa aggravata a quel punto è partita a razzo, così come pure verifiche certosine sulle omissioni evidenti, imputabili a terzi per ora sconosciuti, che avrebbero agevolato il presunto magheggio.