“Ad Ormea i rifugiati sono una risorsa (ha detto il Sig. Sindaco) lo possono testimoniare alcune troie del posto che fino ad ora hanno usufruito di queste risorse. Sarebbe utile che l’amministrazione comunale chiedesse al prefetto l’invio di diverse rifugiate (massimo trent’anni) così anche i mariti beneficerebbero di suddette risorse!!”.
Così recitava il cartello che Matteo Salvini mostrava orgogliosamente in favore di telecamera nel novembre 2016 nel paesino di Mondovì, in provincia di Cuneo, dove l’attuale Ministro degli Interni si era recato per la campagna elettorale del referendum costituzionale. Il cartello sessista e razzista faceva riferimento alle parole del Sindaco di Ormea Giorgio Ferraris ed era rivolto a gruppi di donne della cittadina che, già dal 2015, si erano attivate per l’accoglienza e la gestione pubblica dei richiedenti asilo, alle quali l’allora europarlamentare aveva rivolto il proprio sdegno leggendo ad alta voce in diretta Facebook il contenuto offensivo del cartello, ridacchiando con i suoi sostenitori leghisti.
L’immagine diventa virale
Solo recentemente, un cittadino ormeese ha tirato fuori dal proprio cellulare il fermo immagine di quel 26 novembre 2016 e lo ha riproposto in vari gruppi WhatsApp: in poche ore l’immagine è divenuta virale, fino a raggiungere oggi tutti i social, grazie anche al tweet di qualche giorno fa da parte dello scrittore ed ex Magistrato Gianrico Carofiglio.
Prego di leggere il cartello. Non si tratta di Photoshop, è disponibile l’intero video (spettacolo per gente con i nervi saldi). Questo signore è il Ministro dell’Interno della Repubblica Italiana. E naturalmente la Lega non è razzista. pic.twitter.com/VIHFuYWiYu
La reazione delle donne di Ormea
La reazione delle donne della splendida Val Tamaro non si è fatta attendere, attraverso una gran mobilitazione per far sentire la loro voce, qualcuna ha anche scritto una lettera di denuncia al Presidente della Repubblica. Il Comune si sta già muovendo, “valutando azioni legali a tutela di tutti i concittadini, uomini e donne, che sono stati pesantemente insultati e denigrati” – ha detto al Secolo XIX Serenella Omero, avvocato e consigliere comunale di Ormea.
In pochi giorni l’hashtag #ledonnediormea ha cominciato a coinvolgere numerose realtà a supporto della lotta al razzismo ed alla violenza sulle donne, coinvolgendo numerose community, tra cui anche #facciamorete che ha notevolmente contribuito alla diffusione della protesta, e diventando oggi di appartenenza di una grossa fetta della popolazione femminile, e non solo, del nostro Paese.
La visione maschilista di Salvini
Oggi, le Donne di Ormea chiedono le scuse di Salvini, il quale, intollerante alla diversità, riesce ad intercettare ed esprimere il senso purtroppo ancora diffuso di superiorità sulle donne da parte degli uomini. Uomini che ancora si arrogano il diritto di considerare “donne di poco conto” coloro che si rendono disponibili verso uomini bisognosi, secondo una visione maschilista medievale, traendo profitto nel portare avanti la propria visione razzista, strumentalizzando il senso materno dell’accoglienza femminile. Mortificandolo fino a renderlo addirittura una forma di concessione sessuale, peraltro – si legge dal cartello – anch’essa discriminante in quanto facente esplicito riferimento al limite di età dei trent’anni. Cosa che lascia intendere quanto le donne più mature siano da considerare addirittura “materiale di scarto”.
Le conseguenze nella società
Il danno peggiore di questo tipo di messaggio nella società attuale, è quello di creare maggior diversità e scissione tra i generi, alimentando quell’odio e quel rancore che, nel caso della natura dell’essere propriamente maschile, possono tradursi in gesti violenti, premeditati o meno, e moltiplicare i casi femminicidio, suicidio o peggio sterminio familiare.