“Muori frocio“, e una grande x rossa a segnare il luogo dove il “frocio” abita. Lui è tassista e speaker in una radio bolognese, dai cui microfoni parla contro l’omofobia. Ma a qualcuno quello che dice e pensa Roberto Mantovani non piace, non piace al punto tale da minacciarlo di morte.
Più volte, con scritte sotto casa e messaggi lasciati nella cassetta delle poste. “Bologna 5, ti spacchiamo le ossa”: questo il tono generale dei messaggi che Roberto “Red Sox” Mantovani, conducente del taxi Bologna 5 e speaker di Radio Città del Capo nel capoluogo felsineo ha ricevuto in questi giorni. Tanti e tali da spingerlo a sporgere denuncia e a temere, legittimamente, per la sua incolumità fisica prima ancora che per la libertà delle sue idee. La trasmissione che Roberto conduce in radio si chiama “Radiotaxi stories, Bologna 5 in tre minuti”. Un florilegio on the road e sapidissimamente metropolitano in cui l’uomo raccoglie frammenti di vita notturna e coglie spunti meravigliosi per affrontare, cuffie e microfono in resta, tematiche di varia natura.
Il programma di Roberto Mantovani
Fra di esse anche quella dell’omofobia, contro cui Roberto, che è anche un appassionato di baseball, si è espresso con toni nettissimi. Il programma va in onda dal 1987, è un prodotto storico di Radio Città del Capo e due giorni fa, dopo l’ennesima minaccia, non è stato trasmesso. “Mai avrei pensato di dover sospendere una rubrica per ragioni di sicurezza. E’ quello che accadrà però a Radiotaxi Stories, la rubrica curata da Roberto Mantovani, in arte RobertoRedSox, tassista di Bologna 5. Roberto ha ricevuto delle pesanti minacce, su cui sta indagando la Polizia, per questo si è preso un periodo di pausa dall’esposizione mediatica. A Roberto e alla sua compagna va il mio più grande abbraccio”. Con queste parole il direttore di Radio Città del Capo, Riccardo Tagliati, aveva chiosato il momento più buio, due giorni fa, della triste vicenda.
Radiotaxi Stories continuerà ad andare in onda
Roberto però aveva dal canto suo annunciato che sarebbe tornato in onda e così è stato, non per la gioia partigiana di una fetta di pubblica opinione, ma per la naturale soddisfazione di chiunque non sia definibile una bestia, sia chiaro. La notte e le sue frequenze ovattate hanno bisogno, oggi più che mai, del suo girovagare e quel microfono, oggi ancor di più, è il solo argine a manie scrivane e intenti oranghi di chi chiede silenzio invece di farlo.