In attesa della festa dei bambini, in cui una donna brutta e vecchia ma dal cuore d’oro addolcisce la fine di tutte le feste portandole via sulla sua scopa, ci rendiamo conto di quanto invece sempre più spesso le donne siano befane che vorrebbero essere liberate da una condizione in cui si sono trovate loro malgrado.
I fatti di cronaca di inizio anno, infatti, parlano di una nuova e ancor più preoccupante situazione di sottomissione della donna al proprio uomo, da ridursi addirittura al guinzaglio (come è avvenuto qualche giorno fa in pieno centro a Napoli, sotto gli occhi di passanti che si sono ribellati con vigore).
Se per un attimo ci mettessimo nei panni della donna “al guinzaglio”, capiremmo il senso di impotenza, sottomissione morale e psicologica e vessazione in cui versava non solo quella donna ma tutte quelle attaccate a un invisibile guinzaglio. Un guinzaglio utilizzato da colui che vuol sfoggiare il proprio oggetto, bello da guardare, o peggio che vuole pavoneggiarsi tenendo la propria donna a debita distanza, nella convinzione del proprio essere superiore.
Donne il cui stato di prostrazione non è evidente perché perpetrato sempre più spesso all’interno delle mura domestiche, donne divenute la bruttura di sé stesse, befane appunto, assoggettate alla legge del più forte, non solo fisicamente ma spesso economicamente e socialmente. Proprio come la befana, queste donne hanno il cuore d’oro e grande forza d’animo, altrimenti non potrebbero sopportare continue violenze di ogni sorta.
Aspettando la befana allora, cerchiamo identificarle, ce ne sono in ogni contesto, e ribellarci proprio come è stato in grado di fare il popolo napoletano, facendo sentire loro che non sono sole, ma che possono trovare una simbolica scopa che le porterà via da un incubo che non meritano.