Una donna originaria dello Sri Lanka è stata rincorsa per le strade di Napoli dal compagno che, dopo averla presa, le ha stretto al collo il guinzaglio del cane. La donna voleva lasciare il compagno perché stanca degli insulti e delle scenate di gelosia. Ora la la 38enne srilankese è ricoverata al Trauma Center dell’ospedale Cardarelli con una prognosi di 21 giorni. “Non voglio morire – avrebbe dichiarato. “Non posso morire perché devo pensare ai miei due figli a cui mando i soldi per permettergli di studiare. Ho avuto paura che per me fosse veramente finita e questo mi ha dato la forza di denunciare”.
Quelle che è accaduto alla donna, che di mestiere fa la domestica, è difficile anche solo da immaginare. In 5 anni di convivenza, il suo compagno, anch’egli originario dello Sri Lanka, l’aveva aggredita con insulti, minacce e scenate di gelosia. Mai con la violenza, fino a pochi giorni fa, per lo meno. “Si innervosiva se salutavo un amico o un’amica e controllava sempre i miei spostamenti. Nonostante facessi una vita ritirata, casa e lavoro, c’era sempre qualche ragione per arrabbiarsi con me”. La donna, come la più vulnerabile delle vittime, in tutto questo tempo non ha avuto il coraggio di lasciare il compagno. “Ha fatto anche molte cose buone ma non può chiamarsi amore un sentimento dove c’è violenza”.
L’aggressione
“Ero stanca di subire minacce. Avevo deciso di lasciarlo, è peggio di una bestia”. Quando l’uomo ha capito che la compagna sarebbe andata via sul serio ha finto di accettare. Dopo aver visto i bagagli, però, l’ha picchiata fino a farle perdere i sensi. “Si è messo a piangere e si è mostrato dispiaciuto ma ero decisa a lasciarlo perché non riuscivo più a vivere nella paura. Ha aspettato che chiamassi il taxi per aggredirmi in strada, gettandomi il cellulare addosso e colpendomi ripetutamente”.
Ma la scena più brutale deve ancora arrivare. “Ha strappato il guinzaglio del mio cane, che amo moltissimo e stavo portando via. Me l’ha infilato al collo trascinandomi per tutti i gradoni di Chiaia finché i miei occhi si sono chiusi. A un certo punto non ricordo più nulla: ho in testa le urla della gente che inveiva contro di lui, questa è l’ultima scena che mi è rimasta impressa prima di svenire”.
L’uomo è già stato processato per direttissima e condannato a 1 anno e 4 mesi. Meno della metà della “prigionia” che ha dovuto scontare la sua compagna che con lui ha passato 5 anni di insulti e minacce.