Dal primo settembre, in molte parti d’Italia, è ricominciata la stagione della caccia, con una paio di settimane in anticipo rispetto al solito. L’apertura anticipata porterà con sé, inevitabilmente, un vespaio di polemiche. Infatti, questo causerà un numero maggiore di animali abbattuti. E sono tante le specie cacciabili che sono a rischio estinzione. La stagione terminerà a febbraio.
Riapre stagione della caccia
Sono 50 le specie di animali selvatici cacciabili sul territorio nazionale. Le specie variano però di regione in regione. Un animale può essere cacciato in una Regione ed essere protetto in un’altra. La LAV stima che durante quest’anno potrebbero essere uccisi milioni di animali. Tra questi, come già detto, ci sono anche specie a rischio, tra cui 7 specie di uccelli.
Tra le specie considerate vulnerabili c’è la tortora selvatica, la pernice bianca, l’allodola, la coturnice, il tordo sassello, la pavoncella e il moriglione.
L’inizio anticipato
La stagione della caccia è iniziata lunedì primo settembre, anche se sarebbe dovuta partire solo la terza domenica del mese. C’è un motivo a questa partenza anticipata. Molte amministrazioni, infatti, hanno autorizzato la preapertura (l’anticipo della stagione di caccia), avvalendosi della deroga prevista dalla legge nazionale n. 157/1992 sulla tutela della fauna selvatica. La deroga, tuttavia, dovrebbe avvenire solo in casi particolari e con il parere motivato dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).
La reazione degli ambientalisti
Non si sono comunque fatte attendere le reazioni degli ambientalisti. Il Wwf ha già annunciato che farà ricorso contro la decisione presa dalle regioni. Ha già avuto ragione in due casi, nella Marche e in Abruzzo. I rispettivi Tribunali hanno infatti ritenuto prevalente l’interesse pubblico generale alla conservazione della fauna selvatica.